Un articolo del Giornale d’Italia del 1933 e una presunta pista per la soluzione del caso – CENTRO STUDI PER LA SICUREZZA E LA GIUSTIZIA Legittimità


Un interessante articolo è stato trovato sulla stampa su “il Giornale d’Italia” dell’11 gennaio 1933 che documenta una circolare inviata dal Guardasigilli a tutti gli uffici dipendenti per cercare di reperire oggetti utili a rendere interessante il museo criminologico recentemente istituito e che potrebbe essere rilevante per comprendere le ragioni di un’eventuale “truffa” che si nascondeva dietro la messa in scena della Dama Bianca. Ecco la trascrizione completa dell’articolo.

«Il Museo Criminale di Roma e la sua composizione.

Il Guardasigilli ha emanato una circolare agli uffici subordinati per la valorizzazione delle collezioni del Museo Criminale, che è stato aperto a Roma per preservare ad uso degli studiosi quegli oggetti di particolare interesse che si riferiscono direttamente o indirettamente al delitto, vale a dire Entrambi. che sono serviti per la commissione di reati penali, e quelli che offrono uno spaccato del processo di evoluzione delle nostre istituzioni penali e penali. Il Museo, quasi ultimato, mantiene come base una triplice divisione: la commissione del reato, l’attività dello Stato per l’investigazione del reato e per la condanna del criminale, l’esecuzione delle sentenze e le misure di sicurezza. La prima parte dovrà essere articolata in sezioni corrispondenti alle principali categorie di reati, collegandosi eventualmente alla distinzione stabilita dal nuovo codice, tra reati commessi con violenza e reati commessi con frode. La seconda parte deve riferirsi all’attività di quello Stato, che spazia dai sistemi di indagine giudiziaria della polizia alla ricerca di prove in tribunale fino alla condanna. La terza parte intende raccogliere tutto ciò che riguarda l’esecuzione della pena, da due prospettive e quindi in due sezioni specifiche, una relativa al funzionamento dello Stato nel periodo di esecuzione della pena, e l’altra relativa agli effetti l’esecuzione. sulle persone dei condannati. Il ministro richiama in particolare l’attenzione sulla necessità di dare adeguato sviluppo alle collezioni che compongono la seconda parte del Museo, che intendono dare un quadro particolare dell’attività della magistratura. Il Ministro invita pertanto le autorità dipendenti a riferire al Ministero gli atti di interrogatori, confronti, ispezioni, esperimenti, relazioni, verbali di udienze, sentenze ecc., che per la loro eccezionale importanza meritano di essere conservati, a tal fine, nel Museo Criminale. . offrire la possibilità alle parti interessate di esplorare e studiare. L’importanza dei documenti deve essere determinata in funzione del loro valore intrinseco e in relazione alle implicazioni sociali e politiche inerenti alla procedura a cui i documenti si riferiscono. Una descrizione precisa deve essere allegata alle relazioni…»

Tutto questo era molto interessante e poteva dare qualche spiegazione alla nostra storia leggendaria e alle sue origini; qualche tipo di motivo. Potrebbe essere stato motivato dalla necessità di trovare oggetti utili per il museo Umberto BiraghiUn medico, all’epoca figura molto vicina ai vertici dell’ordine (gestiva a Roma una clinica ostetrica molto apprezzata dalle gerarchie romane), di “recuperare” uno scheletro nella zona di Poggio Catino, che venne poi utilizzato per preparare la Lady White.

Inoltre, al momento del presunto ritrovamento, Umberto Biraghi faceva parte della ristrutturazione di un vecchio convento nel villaggio di Sabine (che fu trasformato in un asilo nido) che probabilmente conteneva anche le tombe dei frati che sorreggevano la struttura. Non è quindi da escludere che il Dottore avesse a disposizione in quel momento degli scheletri che, peraltro, nessuno avrebbe reclamato se fossero scomparsi.



Techno Quantico

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *