A volte alcuni “falsi” vengono creati anche a fin di bene, ad esempio per portare un po’ di fascino in una zona ma anche per favorire alcune attività commerciali aumentandone la clientela. In questo caso questi “falsi” vengono definiti “iperstizioni”, termine coniato da Nick Land, filosofo e scrittore britannico, padre della “Speed”, per definire notizie prive di qualsiasi fondamento che, però, viaggiano nel tempo e prendendo sempre più tempo. più tempo. più credibilità. Le sovrariduzioni sono miti, concezioni, credenze, interpretazioni e così via, e il loro principale strumento di propagazione è la diffusione massiccia attraverso i media digitali (definizione reperibile su amministrazionecontrastivi.org). Dopo aver creato una storia più o meno credibile, secondo Nick Land, basta pubblicarla su uno spazio web (ad esempio un piccolo giornale online) e poi iniziare a diffonderla attraverso i social media. A questo punto è il funzionamento stesso della rete e dei social a fare il resto, attraverso il meccanismo della condivisione. Dopo un certo periodo di tempo (da qualche mese a qualche anno) il “falso” rimbalza in rete e chi ne viene a conoscenza difficilmente effettua un controllo per valutarne l’attendibilità. Alla fine, l’ipertensione viene vissuta e interpretata come una leggenda (o addirittura come un evento storico) che si tramanda dalla notte dei tempi anche se in realtà è uscita qualche mese prima. Nel modo attuale di utilizzare l’informazione (abbastanza superficiale) questo diventa possibile e spesso. Da questo punto di vista, tra le tante iniziative per nascondere un luogo nel mistero e attirare così l’interesse dei bambini ma anche degli adulti, quella di individuare una “spada nella roccia” sembra essere un’idea molto diffusa, in Italia e all’estero. . Del resto quasi tutti conoscono la fiaba di Re Artù e la spada rappresenta un elemento simbolico semplice e molto efficace. Tra le varie “spade nella roccia” italiane, quella che ha raggiunto un certo livello di conoscenza tra il pubblico è sicuramente quella collocata per volontà della Comunità Montana nel 2017 sul Monte Terminillo (in provincia di Rieti) e poi, a causa dell’erosione degli agenti atmosferici ma anche in seguito ad atti vandalici, venne ricollocato alcune volte negli anni successivi. La pressione creata dalla Comunità Montana del Terminillo, abbracciata in pieno da Felice Marchioni, un serissimo agente immobiliare reatino che contribuì (insieme alla Comunità Montana) alla realizzazione di questa invenzione, ebbe davvero successo e ben presto divenne la spada del Terminillo che è diventato punto di riferimento non solo per i giochi dei bambini (per i quali è stato originariamente pensato) ma anche come luogo di ritrovo per i visitatori giornalieri e gli appassionati di trekking. Il genio di Felice & Co, però, si manifestò creando, accanto all’installazione della spada, una meravigliosa leggenda su un presunto cavaliere dei Templari, un certo Guy II De La Roche, che insieme a quattro dei suoi “fratelli” avrebbe sarebbero arrivati al Terminillo fuggendo dalla persecuzione del re di Francia e, dopo aver abbandonato le armi e la pratica del Tempio, si sarebbe fatto frate (col nome Fra’ Bernardo) e avrebbe ricevuto ospitalità in un monastero non lontano da Paese. dove è stata lasciata la spada. Basandosi su alcuni racconti forniti dal Patrimonio Comunale di Vazia, Felice Marchioni, attingendo non solo dalla sua attiva fantasia, ma anche da alcune fonti storico-letterarie presenti in internet, con il contributo di un letterato reatino, ha addirittura scritto un “testamento” di questo timido Guy De La Roche (divenuto Fra’ Bernardo), diffuso per la prima volta in vari opuscoli legati al Cammino Planetario. Successivamente il “testamento” venne inserito in alcuni siti web dedicati a viaggi familiari, misteri e leggende. Guy II De La Roche non fu mai nel Tempio, in realtà è esistito ma morì molto giovane (circa 28 anni) e, secondo i documenti storici ufficiali, fu sepolto nel Monastero di Dafni in Grecia. Aveva un nome accattivante per lanciare la leggenda, ma in realtà non era un monaco guerriero, poiché era felicemente sposato con una nobildonna francese. Alcuni suoi parenti erano però Templari e questo sembrava sufficiente a rendere credibile la narrazione, almeno per chi non ha un solido background di storia medievale. Il “falso” creato da Marchioni insieme ad altri è diventato negli anni credibile anche perché nei pressi del Monte Terminillo c’è una località chiamata “Pian de Rosce” (nome dal suono simile a Roche) che però, come sottolineato anche da Giovan Battista Pellegrini nel suo libro “Toponomastica Italiana” (edito da Ulrico Hoepli di Milano) deriva dal latino medievale e fa riferimento al colore rosso, probabilmente dovuto al colore delle foglie che ricoprono la terra da quelle parti in autunno. Ciò nonostante, la leggenda della spada nella roccia del Terminillo e dei 5 Templari, che rimbalza dal 2017 sulle riviste web ma anche su alcune testate più prestigiose, si è diffusa rapidamente, anche tra i reatini e i paesi attorno al Terminillo ( a parte qualche incauto), è abbastanza noto che i Templari con i loro misteri non sono l’origine di tutto questo ma semplicemente la geniale idea della Comunità Montana sostenuta da Felice Marchioni che riuscì a costruire dal nulla un vero e proprio” sovrappeso” che ora sembra poter camminare con le proprie gambe e che in realtà ha regalato al Monte Terminillo un po’ di “fascino” e di mistero. Tuttavia, come ha sottolineato a RECCOM Diego Volpe, studente universitario di storia e autore di numerosi testi sui Templari, le leggende sui fatti “storici”, anche se possono divertire i bambini e contribuire ad attirare alcuni appassionati “misteriosi” in un’area geografica, a volte può creare un po’ di confusione in seri progetti di ricerca storico-scientifica (Volpe sta sviluppando da tempo nella provincia di Rieti, in Umbria e nel viterbese, uno studio sistematico sulla presenza dei Cavalieri Templari, basato su entrambi). documenti d’archivio e su un inventario dei simboli rinvenuti nei manufatti sacri e profani) e quindi è necessario stabilire un confine netto tra leggende popolari ed eventi storici realmente accaduti sulla base di documenti ufficiali.