Nell’articolo precedente, Creare un’identità (prima parte)abbiamo visto come l’ermafroditismo e la transizione sessuale (cioè il cambiamento di sesso permanente) siano fenomeni naturali. Nel mondo vegetale (piante e fiori) e animale (vermi, molluschi, pesci).
E gli umani? Come veniva considerata l’ermafrodita in passato? Un errore della natura? Non sempre.
Nell’antichità l’ermafroditismo (ambi-sesso) era considerato uno stato originario, un’essenza divina, completa, irraggiungibile, perfezione perché nell’uno erano tutte le possibilità.
Chi rimaneva ermafrodita, anche dopo la scissione primordiale, era quindi considerato un semidio, un uomo non umano, un uomo che sfuggiva alla razionalità del dualismo imposto dalla cultura e dalla società (vedi Fausto-Sterling, A., 2000: 32 ). L’ermafrodito potrebbe essere definito in un genere diverso da quello maschile e femminile, definiti dagli Dei nessuno dei due.
Ermafrodita è il figlio di Hermes (messaggero degli Dei) e Afrodite (dea dell’amore e della bellezza). Il suo nome è una combinazione dei nomi dei suoi genitori. Secondo il mito, la ninfa Salmace – perdutamente innamorata del giovane – chiese al padre (Poseidone) di potersi unire per sempre al ragazzo. Così la donna ninfa si unì all’uomo semidio: nacque l’ermafrodita.
Platone
Nel Simposio da Platone, afferma il drammaturgo Aristofane, sulla scena originaria dell’umanità,
(prima della divisione dei sessi) esisteva solo un terzo sesso, simile al numero 1 (parimpari) che produce tutti gli altri numeri:
«Innanzitutto i sessi degli uomini erano tre e non due come adessocioè maschio e femmina,
mamma ce n’era anche un terzo che entrambi avevano in comunee il suo nome rimane ora, mentre è scomparso. L’androgino era, quindi, unità per figura e per nome, compreso natura maschile e femminile che si fondono insiemee nella forma e nel nome, mentre ora non resta che il nome, usato in senso dispregiativo. […] Questo è il motivo per cui c’erano tre generi, perché il maschio era originario del SoleIL una donna dalla Terra e il un terzo genere, che faceva parte di entrambi, dalla Lunache partecipano della natura del Sole e della Terra” (Platone, Simposio189 e/190 b, Mondadori, Milano 2001, pp. 55-57, trad. di Giovanni Reale).
Sembra che Platone nel IV secolo a.C. usasse il termine (erroneamente). androgino [composto da ἀνήρ «uomo» e γυνή «donna»] come sinonimo di ermafrodito
Non solo nel mondo greco antico, ma anche in altre culture, l’ermafrodito era considerato positivo. Ad esempio, secondo alcuni interpreti biblici, Adamo nacque originariamente ermafrodito (Adamo-Eva) e fu poi diviso in maschio e femmina (vedi Eliade 1989: 89). Inoltre, tutti i più importanti dei della mitologia scandinava (Odino, Loki, Tuisto, Nerthus), gli dei egiziani Hapi, Atum e Neith di Sais, e quelli indiani Shiva e Vishnu, nonché Aditi, sono ermafroditi. Anche l’azteco Ometeotl, la doppia divinità contenente i due aspetti Ometecuthli/Omecihuatl, è ermafrodita[1].
Aristotele
Come abbiamo visto in SimposioLe cose iniziarono a cambiare già ai tempi di Platone: l’ermafroditismo tra gli esseri umani divenne una condizione molto controversa, spesso considerata un’aberrazione, un fenomeno inquietante e vergognoso. Per Aristotele l’ermafrodita è un individuo estremamente abbondante, dove l’eccesso di materia sbilancia l’equilibrio tra maschio e femmina. Tuttavia, il pregiudizio aristotelico si ferma al livello fisico: l’ermafrodita è una condizione che colpisce solo i genitali e non l’intera persona.
Questa visione ‘incivile’ dell’ermafrodita poi crebbe: i neonati che presentavano caratteristiche ambigue e difficilmente definibili furono rifiutati come fratelli del diavolo, germogli del peccato, messaggeri di verità ingannevoli. Nel Medioevo emerse una nuova interpretazione dell’ermafroditismo, che venne valutato non solo nelle sue implicazioni fisiche, ma cominciò invece a essere giudicato come devianza morale. Avviene cioè una trasformazione storica fondamentale dal pregiudizio fisico a quello morale: essere ermafrodita* non significava più avere due caratteristiche invece di una, ma significava invece essere individui ingannevoli a causa della deviazione fisica.
Così, fino all’inizio del XVII secolo, gli ermafroditi erano considerati mostri, giustiziati e bruciati, e le loro ceneri disperse nel vento (vedi Foucault 2004: 67).
Questo è breve (e incompleto) excursus la storia ci fa capire (al di là di ogni pretesa essenzialista) che i modi in cui conosciamo l’altro si basano su categorie (culturali) che possono (e spesso cambiano) nel tempo. E fare appello alla “natura” non è sempre un buon modo per affrontare un argomento. Anche perché la supposta “natura” (considerata come entità autonoma dall’agire umano), proprio in questo caso ci dice che esistono molteplici possibilità di identificazione sessuale e le riduce (o le costringe a rientrare) nelle nostre classi non Sempre. saggio
Ma allora, quali sono i criteri per l’identificazione sessuale? Lo vedremo la prossima volta.
NOTA
[1] Cfr.
BIBLIOGRAFIA
Eliade, Mircea (1989), Il mito della reintegrazioneMilano: Jacka Book.
splendore–Sterling, Anne (2000), Sesso IL Corpo: Politica di genere e costruzione della sessualità, New York: Basic Books.
Foucault, M. (2004), Le anomalie. Corso al Collège de France (1974-1975)Milano: Feltrinelli.