La maggior parte degli scienziati traccia una linea di demarcazione scienza e pseudoscienzaFra teorie ufficiali e teorie eterodossesenza esaminare nel dettaglio ciò che le teorie marginali hanno da dire e senza valutare se possano costituire un ricco elemento di ricerca. Quindi spesso c’è il rifiuto “qualunque cosa accada”, come diceva Totò. Al contrario, proponiamo di oltrepassare questo confine a favore di un modello distributivo più aperto e permeabile.
Nelle scorse settimane, a proposito dei Premi Nobel, un nostro autore – parlando del “principio di autorità” nella comunicazione scientifica – ha scrittoalcuni scienziati eccellenti, dopo aver ricevuto il premio, hanno iniziato a sostenere posizioni di dubbia validità e – spesso – poco attinenti al loro campo di studi». A tal proposito ha fatto riferimento ad alcuni casi – Kary Mullis, Luc Montagnier e Linus Pauling – in cui i vincitori hanno abbracciato posizioni considerate non ortodosse e – certamente – ancor meno condivise dalla comunità scientifica, al punto da divenire emblemi della pseudo-scienza scientifico e antiscientifico.
È difficile infatti negare che, a causa della celebrità conferita dal Premio Nobel, i mass media e i media popolari chiedano ai vincitori di commentare ed esprimere un’opinione su qualsiasi evento e problema, e che i vincitori difficilmente si smentiscano: Carlo Rubbia , che abbiamo sentito alla radio, visto in televisione e letto su tutti i giornali su argomenti diversi, dice di essere trattato come un oracolo; Kary Mullis scrive che il premio ha portato lui e la sua tavola da surf sulle copertine di tutto il mondo[1].
È opportuno, tuttavia, fare alcune brevi e semplici considerazioni sul tema delle pseudo-teorie o teorie antiscientifiche, e su come queste vengono percepite dalla comunità scientifica e dal pubblico. Con le relative ambiguità, dubbi interpretativi e influenze sociali.
Contrariamente a quanto potremmo aspettarci, spesso possiamo trovare sorprese e connessioni tra loro
- posizioni di coloro che credono nelle teorie considerate – da scienza ufficiale e attraverso la narrazione dei media – pseudo-scientifico, scientificamente smentito OH non controllato,
- e alcuni di alcuni scienziati autorevoli che si oppone alle teorie marginali e in via di sviluppo.
LA PRIMA POSIZIONE: I CREDENTI NELLE TEORIE ETERODOSSE
Seguendo il buon senso, sembra accettabile pensare che alcune persone continuino a credere nelle teorie scientifiche se dici che lo sono confutare oppure non lo erano guardalo per almeno uno di questi motivi: la mancanza di alfabetizzazione scientifica o la scarsa capacità di pensare in modo critico che rende familiari le teorie obsolete; ricercare conferme alle proprie opinioni che porta a ignorare gli ultimi sviluppi scientifici e teorie diverse dalle proprie; un attaccamento emotivo, per ragioni religiose, politiche o personali, che li porta a rifiutare e ad opporsi alle prove che mettono in discussione la loro visione del mondo; mancanza di fiducia nei confronti dell’establishment scientifico, considerato corrotto, parziale o conservatore; Là disinformazione diffuso – ad esempio attraverso i social media – che mette in dubbio le teorie autentico ed accreditato; infine, la malafede: il desiderio di sostenere una teoria difficile da sostenere per interesse, o per evitare di dover affrontare un confronto con la realtà.
SECONDA POSIZIONE: SCIENZIATI DELL’AUTORITÀ E TEORIE EDGE
Ci sono però casi in cui anche gli scienziati citati, accreditati e considerati affidabili si comportano esattamente come chi crede nelle teorie. chiamata pseudoscienza: con attaccamento emotivo; per non mettere in discussione la teoria tradizionale; per interesse, legato alla propria posizione all’interno della comunità scientifica, se le teorie fuori dal fiume possono graffiarlo; per eccessiva familiarità con le teorie dominanti la cui forma paradigmatica risulta particolarmente rassicurante; raramente, ma non mancano i casi, dovuti alla malafede, così come le teorie un altro possono evidenziare errori nei loro siti.
Tra le vittime di questi casi possiamo ricordare:
- Dott. Semelweiss, nel XIX secolo, i cui colleghi rifiutarono la teoria della sepsi come causa di morte adolescenziale per ragioni emotive, legate al presunto decoro dei medici: perché lavarsi le mani? non siamo puliti? – e per motivi di interesse, il cambio delle lenzuola comportava spesso costi elevati
- Kary Mullis, Premio Nobel per la Chimica nel 1993, che mise in dubbio il nesso causale tra il virus HIV e la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, l’AIDS: l’ipotesi fuori dal fiume di Mullis oggi viene respinta.
- Peter Duesberg, un citologo e biologo molecolare americano, propone una combinazione di fattori contribuenti come fattori che scatenano la malattia, un’ipotesi anch’essa messa da parte.
citare Robert Gallo, che nel 1984 non disse nulla sul nesso causale tra HIV e AIDS, nel 1993 affermò – sulla base degli stessi esperimenti e studi – che «questa specie di virus [il HIV] questa è la causa dell’AIDS” e attribuisce a sé e al suo Team la prova inconfutabile di questo legame; e più tardi, quando gli chiedono quale sia la prova definitiva che l’HIV è la causa dell’AIDS, si rifiuta di rispondere (L. Rossi, Virus sessualeMilano, Feltrinelli, 1999, p. 319) ed è uno degli autori della marginalizzazione delle teorie alternative di Mullis e Duesberg.
È possibile che la posizione della comunità scientifica e, ad esempio, di Gallo che marginalizza la posizione di Mullis e Duesberg – così come tutte le altre teorie alternative sulle cause dell’AIDS – siano influenzate dall’attaccamento emotivo o da problematiche. di interesse legato alle montagne di finanziamenti che sostengono Quello branca della ricerca sull’AIDS? O, forse, anche dalla consapevolezza, come sostengono alcuni autori come V. Turner e Zolla Pazner, che i test di isolamento del virus avrebbero potuto essere errati o interpretati convenientemente per confermare l’ipotesi? Ed essere all’opera di Gallo e della sua squadra «differenze tra ciò che è stato descritto e ciò che è stato fatto»? A proposito di Gallo “Come leader di laboratorio ha creato e facilitato le condizioni che hanno portato a dati falsi/fabbricati e a rapporti falsi»[2]?
D’altro canto, è significativo che il legame tra HIV e AIDS sia ancora oggi oggetto di dibattito tra teorie mainstream e teorie alternative – inevitabilmente fuori dal fiume – di cui si trovano ampie ed estese tracce in un articolo pubblicato nel 2014 dal PMC – Pub Med Central del National Institute of Health statunitense – Mettere in discussione l’ipotesi dell’HIV-AIDS: 30Anni di dissensodi Patricia Goodson. Un articolo che appare equidistante e di taglio storiografico, poi ritrattato perché ritenuto “di parte” e “a favore della teorie marginali sull’HIV-AIDS».[3]
CONCLUSIONE E PROPOSTA PER ALTRA DISTRIBUZIONE
È chiaro che ci sono scienziati e comunità scientifiche che non hanno voglia di mettersi in discussione e di dialogare con scienziati che sostengono teorie alternative, non allineate al flusso della scienza. corrente principale.
Scienziati e comunità cadono nel “riflesso Semmelweis”[4] e che impoverisce la ricerca con un atteggiamento poco aperto e tollerante verso teorie o teorie alternative.
Forse, per contribuire a questo dialogo sarebbe opportuno smettere di tracciare un confine – che oggi sappiamo essere labile, illusorio, socialmente determinato, storicamente variabile – tra scienza e pseudoscienza, tra scienza ufficiale e antiscienza, adottando una classificazione più permeabile teorie della maggioranza – che godono di quanto segue da una parte più rilevante della comunità scientifica – e teorie minoritarieche – è seguito da meno o pochi – significa minare la certezza delle teorie della maggioranza che a volte non sono così solide.
NOTA
[1] Vedi, ad esempio, lo studio di Lorenzo Beltrame Ipse dixit: i premi Nobel come argomento di autorità nella comunicazione pubblica della scienza, In Studi di sociologia, 45:1 (gennaio-marzo 2007).
[2] Cfr.: Franchi F., Marrone P., Virus sessuali? Implicazioni etiche e politiche della ricerca sull’AIDSche cita i risultati di una commissione governativa statunitense nominata dall’OSI, Office of Scientific Integrity dell’NIH, sulle presunte irregolarità negli studi di laboratorio di R. Gallo
[3] Cfr.: e
[4] Riluttanza o resistenza ad accettare una scoperta scientifica o medica che contraddice norme, credenze o paradigmi stabiliti. Un fenomeno a cui molti filosofi, storici e sociologi della scienza hanno dedicato molta attenzione dagli anni Cinquanta in poi. Vedi Gobo G., Lavarsi le mani è considerato non scientificoContenziosi 31/10/2023