Il doppio clic – Terza parte: Università e guerra, conoscere valuta


SERMONE

Lo scorso 13 giugno, all’Università di Pisa e come in molti altri atenei italiani, si è tenuta una sessione straordinaria del Senato accademico, convocata dal Rettore, sotto la pressione dei movimenti studenteschi dell’ateneo che chiedevano il boicottaggio delle forme di collaborazione con Israele . università e con enti che operano nel settore bellico del nostro Paese. [1].

Obiettivo dell’incontro era prendere diverse decisioni riguardo ad alcune opzioni: da un lato, sospendere temporaneamente tutti questi progetti di ricerca, per sensibilizzare ed evitare che il mondo universitario e la società civile nel Paese ebraico sostengano le operazioni militari. [2]e – dall’altro – il fatto che l’ateneo pisano stia finalmente abbandonando i progetti vulnerabili. duplice uso (cioè pensato per il settore civile, ma applicabile anche al settore militare).

Durante la seduta, ogni senatore e ogni senatrice hanno presentato le loro riflessioni riguardo alle decisioni da prendere, da qui sono presto emersi due argomenti opposti.

Da un lato, molti professori hanno espresso la loro contrarietà alle proposte di boicottaggio, poiché, a loro avviso, le università di tutto il mondo devono imporsi come entità separate e distinte dai governi dei loro paesi, poiché hanno una naturale vocazione a diffondere idee e conoscenze, e quindi a costruire ponti e collaborazioni transfrontaliere per affermare un rapporto pacifico tra le popolazioni – funzione che non può quindi comprendere il boicottaggio, in quanto contrario e certamente controproducente a tale vocazione.

Altri invece hanno sostenuto le proposte, rivendicando anche l’autonomia politica e amministrativa degli atenei, peraltro sancita dalla Costituzione, ma ribadendo l’opportunità di ricorrere al boicottaggio come strumento per affermare una forma pacifica nei confronti dell’unione – testo internazionale. screditare l’accademia e, nel contesto, nei confronti della società e dello Stato israeliano, in contrapposizione alla negligenza di molti parlamenti e governi occidentali, compreso quello italiano.

In altre parole, si potrebbe dire che tutto il dibattito si fonda sul fatto che da un lato si considera l’università come un’entità indipendente rispetto alla condizione in cui si trova (non solo in senso normativo, ma come osservazione fattuale). ), e l’altro non può non richiamare l’attenzione sull’impossibilità di separare le università dall’apparato politico su cui si fondano e da tutte le diverse branche sociali che le confermano.

PARALLELO AI MODELLI DI DISTRESS E DI TRADUZIONE

In questi due partiti ritroviamo quindi, per estensione, i due approcci cognitivi presentati nell’articolo precedente, il modello diffusivo e il modello traduttivo.

A seguito del primo, infatti, nel convegno l’università è stata paragonata a quella comunità ideale di intellettuali cosmopoliti che precedette l’età illuministica, conosciuta come Lettere sugli affari pubblici. Come se, dopotutto, potesse realizzarsi un esercizio accademico Meglioe questo era molto più veropiù è grande indipendente e disinteressato confrontare e condizionamento esternocioè quelli del potere e soprattutto del denaro. Non si lasciano accettare, infatti, ma perché permetterebbero la sua missione liberatrice, anche se a costo di una. sporco ricatto. Perché invece sarebbe meglio rifiutare incentivi e contributi mantenendo l’indipendenza, visto che questi non farebbero altro che farlo corrotto o bloccando la vera natura delle scoperte. Cosa c’entra, ad esempio, la collaborazione ad un progetto di ricerca sulla biologia marina con la guerra? Perché fermarlo? (#lasciamolilavorare) [3].

Piuttosto, abbiamo visto per il modello traduttivo che la scienza è sempre tecnologia, e quindi la differenza aristotelica tra andare ed episteme è una sciocchezza.

La conoscenza, infatti, “in generale” non esiste in forma distillata, ma dipende sempre dalla tecnica che la produce, sia essa in laboratorio, in archivio o in galleria d’arte. Pertanto, il finanziamento pubblico, sia statale che privato, è importante nel determinare il tipo di informazioni prodotte.

Non è da escludere, infatti, che uno dei settori che assorbe maggiormente ricerca e sviluppo sia la difesa:

«La tecnologia è essenzialmente una questione militare… L’analogia tra la corsa allo spettacolo e la corsa agli armamenti non è solo metaforica, ma letteralmente alla base di un problema comune: vincere. Oggi non esiste un esercito che potrebbe vincere senza gli scienziati e solo pochi scienziati e ingegneri sarebbero in grado di far vincere le loro argomentazioni senza l’esercito. Solo ora il lettore può rendersi conto perché ho utilizzato molte espressioni tipiche del lessico militare (prove di forza, dibattito, lotta, vincere e perdere, strategia e tattica, equilibrio di forze, potenziale, numero di alleati), espressioni che, pur essendo costantemente sulla bocca degli scienziati, sono raramente usati dai filosofi per descrivere il mondo pacifico della scienza pura. Ho utilizzato questo dizionario perché, in senso lato, la tecnologia è parte di una macchina da guerra e come tale va studiata.» (Latour B. (1998), Scienza in azioneEdizioni di Comunità, Roma/Ivrea, pp. 230-2, il corsivo è mio).

PER INFORMAZIONI RESPONSABILI E INTERESSANTI

Il modello diffusivo (cioè il doppio clic) sembra perpetuare l’idea che l’informazione è gratuita, e quindi sembra innanzitutto un reato per tutti i ricercatori temporanei che vivono con un misero stipendio al di sopra della soglia minima di mantenimento, come in Italia.

La realtà è che chi crede in una forma di conoscenza liberata dai mezzi necessari per produrla vive in uno stato simile a quello – drammaticamente – di uno dei personaggi principali del film. Libano (Maoz, 2009), posto interamente all’interno di una vasca. Dalla propria monade, infatti, l’unico modo per conoscere il mondo esplorato e leggere la vita degli altri è il periscopio e il grilletto, l’unica aria che permette di respirare è la pancia, piena di nausea, lacrime, olio e sigarette, il le uniche scelte che permette sono quelle del suo stesso movimento che mantengono in vita i carristi, che non vogliono iniziare una guerra. Questo è il significato del principio del “migliore dei mondi possibili”, che sta alla base del cambio di paradigma offerto dalla prospettiva Gaia: non vi è alcuna possibilità che i dispositivi duplice uso non ricorrere alla guerra (come affermato in parlamento accademico), solo perché sarebbe possibile mantenere fede in alcuni principi “superiori” per controllare l’utilizzo dei prodotti della ricerca. Ogni nuova tecnica è sempre seguita da una nuova soggettività, da un nuovo mondo di contenuti e di possibilità vincolanti.

Anzi, per prendere in giro intellettuali e politici blasé che sosteneva, durante la seconda guerra del Golfo, che la democrazia era un’idea che bastava da esportare per invertire le sorti dei paesi “canaglia” o “terroristi”, il filosofo Peter Sloterdijk brevettò il “parlamento gonfiabile”: come un pacchetto degli aiuti umanitari, questo dispositivo può essere sganciato da un aereo, e in breve tempo si installa automaticamente come una capiente cupola, con sedili ad emiciclo, e con tutti i comfort per il pieno sostegno della democrazia, che si consolida subito. (Sloterdijk P. (2005), Democrazia istantanea: il Parlamento Pneumatico®in B. Latour, P. Wiebel (a cura di), Rendere le cose pubbliche: atmosfere di democraziaMIT Press, pp. 952-55).

Allo stesso modo si può dire che un simile dispositivo potrebbe attivarsi nel momento in cui si proponesse la risposta “due persone, due Stati”, con uno squallido e ipocrita ritardo. [4]: sembra infatti che non ci sia nulla che possa darci speranza per la creazione di uno Stato palestinese, almeno per i prossimi decenni, forse per intere generazioni. Su quali infrastrutture potrebbe essere supportato? Quale rete di strade e ferrovie, forniture energetiche e agroalimentari, cavi internet e di comunicazione, sistemi ed edifici amministrativi, istituti statistici, scuole, università, ospedali, mercati e caserme di polizia sono attualmente disponibili, almeno considerando che Gaza, era il territorio quasi raso al suolo? Quali comitati, associazioni, gruppi di interesse, sindacati, catene imprenditoriali, enti di ricerca, accordi commerciali internazionali e partiti politici potrebbero mai popolare un parlamento e governarsi, dato che un’economia politica e una società indipendenti non possono esistere in condizioni di lavoro permanente?

Purtroppo l’unica speranza immediata, una volta entrato in vigore il cessate il fuoco, è predisporre sistemi di accoglienza per gli sfollati sotto la protezione delle Nazioni Unite, in stato di completa privazione di ogni mezzo. Per questo non possiamo trascurare quelli che abbiamo a disposizione. C’è poco da guadagnare affermando valori e punti di vista di parte, che ci permettono di comprendere il mondo in cui abbiamo fondamentalmente deciso di voler vivere.

Vale la pena citare la famosa frase di Desmond Tutu, “se sei neutrale di fronte all’ingiustizia, hai scelto di stare dalla parte dell’oppressore”, e poi, “se i tuoi avversari ti dicono che ti stai arrendendo la politica, prendendovi sul serio come rappresentanti di innumerevoli voci trascurate, risponde in nome del Cielo: “Sì, certo!” Se – invece di aspettarti che gli altri si occupino di politica e tu, oh, ti occupi solo di “scienza” – hai riconosciuto che anche tu stavi cercando di creare un altro corpo politico e di vivere in un cosmo coerente con una costituzione diversa. Sebbene sia assolutamente corretto che lei non parli in nome di un’organizzazione delimitata da confini statali e che il fondamento della sua autorità poggi su uno strano sistema di elezioni e test, questo è esattamente ciò che costituisce la sua autorità. il potere politico di rappresentanza così tanti nuovi agenti. Una potenza la cui importanza sarà capitale nel prossimo conflitto sulla forma del mondo e sulla nuova geopolitica. Non vendete questo potere di rappresentanza per un piatto di ceci” [5].

NOTA

[1]

[2] In analogia con quanto fatto nelle università di molti altri paesi del mondo, come riportato ad esempio dal sito della campagna internazionale BDS

[3] Ritorniamo quindi sull’importanza di intendere il turismo, così come espresso nel primo articolo della serie, per comprendere insieme anche la trasposizione in campo economico del modello diffusivo, che tende a legittimare il reddito e i facili guadagni da reddito (“Sogno di una vita in vacanza”), soprattutto di carattere finanziario, liberato da vincoli di ogni genere, che non farebbero altro che ostacolare la libera impresa e il genio inventivo dell’imprenditore (la famosa “troppa burocrazia che rallenta la crescita”, come controlli amministrativi sui mercati e sullo sviluppo tecnologico, pagamento delle imposte, salari dei dipendenti o rispetto degli obblighi nei confronti delle parti interessate).

[4] E che dire di una federazione di sei stati sul modello dell’UE dopo la guerra (Egitto, Israele, Siria, Libano, Giordania e Palestina), come proposto dal compianto Johan Galtung? (Galtung J. (2014), Affrontare il conflitto. Trascendenza e trasformazioneUniversità di Pisa Press, pp. 135-141).

[5] Latour B. (2020), La sfida di Gaia. Il nuovo regime climaticoMeltemi, Milano, pp. 60-1.

  • Dottorando in Sociologia presso l’Università di Pisa. È particolarmente interessato alla teoria sociale, all’ecologia politica, alla filosofia della scienza e all’epistemologia. Nel tempo libero cerca ispirazione dal cinema, dall’architettura e dall’arte contemporanea, cercando di prendere le cose con leggerezza, e per farlo si impegna molto.

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