Le tecnologie digitali non sono né buone né cattive, ma non sono nemmeno neutre. Il concetto di “screen time”, pur non essendo molto diffuso in Italia, è ampiamente utilizzato a livello internazionale ed è particolarmente adatto per comprendere gli effetti di un’esposizione precoce e lunga sulle donne. Lo Screen Time è il numero totale di ore trascorse davanti a uno schermo, indipendentemente dal tipo di contenuto o dal tipo di dispositivo (connesso a Internet o meno) sia esso uno smartphone, una TV, un tablet o qualsiasi altro schermo. Quindi il concetto ci permette di guardare non solo alle “ultime” tecnologie digitali e ai “vecchi” contenuti televisivi, anche perché con l’avvento delle smart TV la differenza è sempre più sfumata. Paradigmatico oggi è You Tube che è un canale televisivo, un’app per smartphone e una piattaforma internet, ed è seguito dai bambini.
Oggi la presenza di schermi in ogni casa è significativa: in una famiglia occidentale media (di quattro persone) gli schermi sono dieci; si tratta di diversi dispositivi, per lo più connessi a internet, che caratterizzano un vero e proprio “ambiente schermo” in cui i bambini crescono. La disponibilità di schermi – per lo più accesi e visti anche indirettamente – contribuisce a modellare l’ambiente, i ritmi di vita, gli stimoli e le stesse attività quotidiane, con effetti misurabili anche in termini di ricezione di meno parole e di loro produzione più mirata. interferenza. .
L’EFFETTO DEL TEMPO DELLO SCHERMO SULLO SVILUPPO FISICO E MENTALE
L’aumento del tempo trascorso davanti allo schermo riduce significativamente altri momenti essenziali durante l’infanzia, come il tempo del sonno, del gioco libero, dell’interazione sociale; riduce il tempo trascorso all’aperto e il tempo di lettura. Studi presenti nella letteratura scientifica confermano che il tempo trascorso davanti allo schermo ha un effetto diretto e indiretto su questi tempi, fondamentali per l’apprendimento e lo sviluppo delle abilità cognitive e sociali e sullo stesso sviluppo psicofisico, soprattutto nei primi cinque anni di vita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un livello minimo di tempo possibile davanti allo schermo, in particolare nessun minuto durante i primi due anni.[1]
È importante chiarire, però, che non è corretto affermare che il tempo trascorso davanti allo schermo ha sempre un impatto negativo sullo sviluppo psicofisico: fattori come il contesto familiare, la tipologia di contenuti utilizzati e le differenze individuali dei bambini giocano un ruolo essenziale nello determinazione dell’entità dell’effetto. D’altro canto, un tempo trascorso davanti allo schermo precocemente (prima dei cinque anni) e lungo (più di due ore al giorno dopo i cinque anni) è sicuramente un fattore di rischio, poiché aumenta la possibilità di riscontrare diversi tipi di problemi. È opportuno inoltre notare che dai dati emerge che gran parte del tempo davanti allo schermo dei bambini da 0 a 8 anni è speso guardando brevi video (73%) o videogiochi (16%), e quindi, senza eccezioni, minoranze. e contesti specifici, il tempo davanti allo schermo non è tempo dedicato a contenuti adatti all’età, ad app veramente educative o dedicate all’uso creativo.
Le principali società pediatriche del mondo, sulla base di un’ampia letteratura scientifica, sottolineano come il tempo trascorso davanti allo schermo influenzi aspetti basilari dello sviluppo, come la vista, l’alimentazione, il rischio di sovrappeso e, soprattutto, il sonno; in campo cognitivo incide negativamente sull’attenzione, sul linguaggio, sulla memoria e quindi sulle capacità scolastiche. Inoltre, sono stati riscontrati effetti relazionali come ansia, depressione, isolamento sociale, cyberbullismo, dipendenze che sollevano preoccupazioni per il benessere mentale a lungo termine. Anche se potrebbero diventare tra gli effetti più preoccupanti negli anni a venire, gli effetti sull’intimità, sull’affettività e sulla sessualità dovuti all’esposizione precoce a video pornografici (l’età media scende in modo preoccupante anche sotto i dieci anni), al punto che in Spagna siamo parlandone Produzione pornografica.
Il mio interesse di ricerca si concentra sui rischi associati all’esposizione precoce e prolungata agli schermi nelle ragazze, dalla nascita fino alla fine della scuola primaria, dove insegno. Sono anni in cui si imparano le cose essenziali per la vita, ma anche anni fragili: sono anni in cui si sviluppano le capacità cognitive che sono al centro di un percorso scolastico, nei primi quattro anni di lingua orale, fino a dieci anni di leggere e scrivere.
La psicologia dello sviluppo ci spiega che l’attenzione e il linguaggio si possono sviluppare solo con le relazioni umane; Il tempo trascorso davanti allo schermo non solo sviluppa queste abilità, ma spesso le rallenta[2] Infatti, in assenza della cosiddetta “co-viewing” – cioè visione insieme di contenuti e dialogo costante con l’adulto su ciò che si vede e si fa – l’apprendimento attraverso gli schermi non solo è limitato ma è limitato in quanto mina i prerequisiti dell’apprendimento, rende l’attenzione più frammentata. Esiste un’intera linea di esperimenti chiamata effetto della mancanza di video spiega proprio come l’apprendimento (non la comprensione) sia migliore con la presenza umana, mentre sia molto difficile se non assente anche se mediato dagli schermi. La “co-visione” è considerata una condizione essenziale per garantire che i bambini ottengano un reale beneficio educativo da questi dispositivi, riducendone gli effetti negativi. Per garantire che l’apprendimento attraverso gli schermi possa avvenire fino all’inizio della scuola primaria, è fortemente consigliata la presenza degli adulti e la mediazione, non solo nella scelta dei contenuti ma nell’attività di ascolto e interazione. Il che è contrario a quanto fanno oggi gli adulti, che prevedono schermi proprio per separarli (o non disturbarli) dai bambini.
SETTE CARATTERISTICHE DI SCREEN TIME
Il tempo davanti allo schermo è caratterizzato principalmente da alcune caratteristiche che derivano dall’appartenenza ai mass media con la connessa evoluzione digitale del 21° secolo. Sebbene il digitale possa essere utilizzato in modo creativo e attivo, e il Educazione ai media ne descrive un’infinità, restano ottimisti sulle “potenzialità”, perché la realtà è meno zuccherosa di come questa disciplina solitamente ce la presenta; L’importanza del tempo trascorso davanti allo schermo può essere riassunta in sette punti che indicano la tendenza:
- Stile di vita sedentario. La caratteristica principale del tempo trascorso davanti allo schermo è uno stile di vita sedentario. Il movimento delle mani e dei piedi è essenziale nei primi anni di vita per lo sviluppo del cervello, mentre il tempo passato davanti allo schermo disfa il corpo immobilizzandolo. La mancanza di attività fisica associata all’uso prolungato degli schermi può influenzare negativamente lo sviluppo fisico e cognitivo del bambino.
- Deprivazione sensoriale. Il tempo trascorso davanti allo schermo è quasi interamente limitato alla vista, privando il bambino della stimolazione multisensoriale di cui ha bisogno (tatto, olfatto, gusto e persino ascolto del parlato, al punto che i dialoghi sono spesso inutili). Recenti studi oftalmologici hanno inoltre evidenziato che l’utilizzo precoce di piccoli schermi può portare ad un aumento della miopia nei bambini e allo strabismo con ulteriori effetti negativi anche sulla capacità di lettura e sull’equilibrio.
- Convergenza digitale. Convergenza digitale, ovvero il fatto che un dispositivo è allo stesso tempo telefono, telegrafo, macchina fotografica, e la possibilità di fruire dello stesso contenuto (es. videogioco, partita di calcio, ecc.) su dispositivi diversi (TV, tablet, smartphone) , prevede la deposizione di tutte le esperienze durante il tempo davanti allo schermo, con una fruizione continua e spesso senza interruzioni lunghe, pervasive e difficili da limitare.
- Illimitato. Le piattaforme digitali sono progettate per offrire contenuti in modo continuativo, senza una “fine” naturale, attraverso algoritmi che rilevano e si adattano alle preferenze dell’utente, favorendo un uso prolungato dello schermo.
- Diversivo. La maggior parte delle app e dei contenuti destinati ai bambini sono progettati principalmente per deviareTermine francese che significa attirare l’attenzione, divertire, divertire. Non hanno principalmente uno scopo educativo. Questa forma di intrattenimento mira alla “distrazione” etero-orientata, cioè al controllo dell’attenzione con l’obiettivo di tenere il bambino davanti allo schermo intrattenendolo, che è l’esatto opposto della sana distrazione caratteristica della fantasia sul fantasticheria.
- Isolamento e isolamento. Il tempo trascorso davanti allo schermo è spesso un uso solitario, che porta all’isolamento sociale perché ognuno ha il proprio schermo; limitare le attività di gruppo e l’interazione faccia a faccia, limitando lo sviluppo delle abilità sociali essenziali.
- Cronofagia. Il tempo trascorso davanti allo schermo distorce la percezione del tempo. I bambini e i giovani spesso non riescono a controllare il tempo trascorso davanti agli schermi, incidendo negativamente sulla gestione del tempo. Questo effetto è stato definito filosoficamente come “cronofagia”, ovvero la capacità di “piegare” il tempo.
Inoltre, studi recenti mostrano che il contatto precoce e prolungato con gli schermi è legato a una riduzione delle capacità di concentrazione necessarie a scuola. L’attenzione stimolata dagli schermi è di tipo “bottom-up”, cioè diretta all’attenzione immediata attraverso stimoli visivi, allarmi o segnali di pericolo, piuttosto che alla concentrazione sostenuta. Questo tipo di attenzione, studiata dalla psicologia cognitiva, può essere messa in relazione alla progettazione di app e piattaforme che utilizzano meccanismi per incoraggiare un uso prolungato, perseguendo scopi commerciali piuttosto che educativi.
ALCUNE CONCLUSIONI
È importante essere consapevoli che più ci avviciniamo al parto, più gli studi concordano sulla negatività degli effetti, indipendentemente dal contenuto. Forse il più importante è il fenomeno del disimpegno attenzionale. L’attenzione è in realtà un prerequisito per la trasmissione culturale in tutte le culture ed è per questo che gli educatori di tutto il mondo hanno identificato l’attenzione come fonte di processi di apprendimento. Come vedremo nel prossimo numero, la relazione pedagogica si basa su processi attenzionali, ma nell’uomo l’attenzione si sviluppa principalmente attraverso vie extracorticali e predice lo sviluppo del linguaggio e delle capacità simboliche umane. L’attenzione cioè si sviluppa anche a livello biologico grazie al contatto visivo con altri simili attraverso l’intenzionalità condivisa e il noto fenomeno della attenzione congiunta.
NOTA
[1] Cfr. Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (2019), Linee guida su attività fisica, comportamento sedentario e sonno per i bambini di età inferiore a 5 anniGinevra; cfr. Grollo M., Zanor S., Lanza S., Mr. et al. (2022), Pediatri tutori digitali, la prima guida per i pediatri di famiglia sull’educazione digitale per le famiglie fin dalla nascitaEdizioni IAM, Udine.
[2] Per un’ampia bibliografia si veda: Desmurget M. (2020) L’idiota digitale. Proteggiamo i nostri figli dai pericoli reali del webRizzoli, Milano. Ti rimando al mio saggio: attualmente in fase di pubblicazione: Attenzione competitiva: come il tempo trascorso davanti allo schermo sta cambiando l’infanziaArmando, Roma.