Cosa succede quando nasci intersessuale*?


Come abbiamo visto in precedenza, alla nascita una persona intersessuale può avere:

  • genitali esterni che non corrispondono chiaramente ai tipici genitali maschili o femminili
  • può avere una combinazione di caratteristiche sessuali maschili e femminili
  • vagina interna e testicoli,
  • pene e ovaie interne.

In alcuni casi, le differenze tra genitali intersessuali e non intersessuali possono essere molto sottili e difficili da identificare senza una visita medica approfondita.

Di fronte a questa situazione possiamo agire in almeno due modi.

Da un lato, uno stand cioè lasciare tutto com’è e aspettare di osservare lo sviluppo della persona intersessuale in futuro. dall’altro, intervenire. In questo caso, il sesso del neonato sarà deciso dal medico e dai genitori. Quindi viene sottoposta ad interventi chirurgici (gonadectomia) nel tentativo di “normalizzarla”, anche se questi interventi sono spesso invasivi, irreversibili e senza motivi urgenti. E possono causare problemi seri, tra cui infertilità, dolore, incontinenza e sofferenza psicologica permanente.

La decisione su tale intervento dovrebbe essere lasciata al singolo individuo opportunamente informato.

Come ha sottolineato John Dupré, filosofo della biologia e delle scienze sociali e una delle voci più critiche nei confronti dell’essenzialismo, il fatto che qualcosa sia fisico non è sufficiente per determinare qualcosa di chiaro…

Inoltre, la gonadectomia richiede una terapia ormonale sostitutiva per tutta la vita, perché gli ormoni sono molto importanti per la salute generale dell’organismo e non solo per la riproduzione o le caratteristiche sessuali, svolgendo (ad esempio) la funzione di prevenire l’osteoporosi, regolare la salute del cuore e altro ancora.

ESPERIENZA

Ma come vive questa esperienza una persona intersessuale?

Presentiamo qui le prove. Ovviamente ogni persona ha la sua sensibilità e la sua biografia particolare, quindi questa intervista non deve essere considerata rappresentativa di .

V., 40 anni, vive e lavora a Torino,
nato (nel 1984) con sindrome da insensibilità parziale agli androgeni (AIPS): un soggetto con cromosomi maschili si sviluppa lungo linee femminili.

Quando è nato aveva un micropene (a causa di carenze di testosterone) che gli è stato asportato chirurgicamente: così diventa donna!

All’età di 16 anni scoprì di essere nato intersessuale…

I miei genitori mi hanno sempre nascosto la verità, in parte per evitare “verità scomode”, in parte perché loro stessi alla fine si vergognavano di un bambino nato con un’ambivalenza innata.
Infatti il ​​rapporto con i miei genitori si è sempre più fratturato fino a rompersi: ho sempre accusato loro il notevole fallimento della prima parte della mia vita.

Quando ero adolescente ho capito che c’era qualcosa che non andava in me,
Non avevo la barba come i miei compagni di classe, mi sentivo come costretto in un corpo che non era il mio.

Ho iniziato a fare domande ai miei genitori, ho capito che qualcosa era stato manomesso in me, la mia vagina sembrava finta e spesso dolorosa.

Non potevo parlare con nessuno dei miei problemi, mi vergognavo e mi sentivo diversa dai miei amici e dalle mie ragazze.

Di solito avevo impulsi maschili, ma ero una donna. Frigida, ma una donna.

Ho deciso quindi di iniziare a informarmi e leggere quanto più possibile finché non ho avuto il sospetto che le varie operazioni subite da piccola per un problema all’inguine – così dicevano i miei genitori – mi avessero invece mutilato i genitali.

Quando finalmente ritrovai a casa dei miei genitori la cartella clinica relativa agli interventi che avevo subito appena nato.

Ho poi scoperto di essere nata con i cromosomi maschili XY e di aver subito un intervento chirurgico per l’asportazione del micropene e successiva vaginoplastica.

In quel momento mi è crollato il mondo addosso e, come ho detto prima, non ho potuto fare a meno di incolpare i miei genitori per aver permesso una cosa del genere.

Sembravo una donna, ma mi sentivo anche un uomo.
In effetti non ero nemmeno una vera donna, il mio seno non cresceva.

Vivo sapendo chi sono da oltre vent’anni.

È difficile costruire relazioni e ancor di più relazioni d’amore.

Non mi considero diversa, anche se appaio così agli occhi degli altri.
Sono orgoglioso di considerarmi ambiguo dal punto di vista del genere;
Non mi piace chi si descrive come un uomo nel corpo di una donna o viceversa.

Per me, in quanto intersessuale, il genere non è necessario: non so se tu, un uomo nato uomo, mi capirai mai (si rivolge all’intervistatore)

Se esistesse un aggettivo neutro come nelle lingue antiche più colte lo userei senza problemi.
Purtroppo la realtà attuale è diversa: ogni giorno sono purtroppo costretto a fare i conti con una dualità universale, o sei maschio o sei femmina.
Tutti i documenti relativi ai dati personali prevedono che tu sia maschio o femmina.

Noi intersessuali non accettiamo la disconnessione, ma solo la complementarità.
Sono felice ogni giorno quando mi sveglio la mattina;
anche se è difficile da capire, io – ripeto – so chi sono.

La mia vita sessuale è molto difficile, ma è migliorata nel tempo.
Ho la fortuna di avere la dolcezza di una donna e la ferocia di un uomo.
Il problema è il rapporto con l’altro.
C’è molta ignoranza in giro, i pregiudizi dilagano: è molto raro trovare persone di mentalità aperta che accettino relazioni con persone intersessuali.

Purtroppo, a causa dell’operazione con cui sono nato, non posso provare alcun piacere.
La maggior parte delle volte sogno il piacere sessuale, lo immagino.

(Intervista realizzata da Enrico Montanari, per la sua tesi La felice penetrazione. Condizioni intersessuali e nuove prospettiveTesi Magistrale in Scienze Filosofiche, Università degli Studi di Milano, 2018)

BIBLIOGRAFIA

Sesso, genere ed essenzain PA francese, TE Uehling, HK Wettstein (e cura di), «Studi sulla filosofia del Galles centrale», vol. XI, Minneapolis, stampa dell’Università del Minnesota, 1986, p. 446

  • Professore ordinario di Sociologia della scienza e della tecnologia presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano. Da molti anni si occupa di epistemologia e metodologia della ricerca sociale. Attualmente si dedica allo studio dei “sensi sociali” e ai dibattiti scientifici in campo sanitario. Per le sue pubblicazioni clicca il link sottostante.

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